Le Illustrastorie

Gola

La tavola era stata apparecchiata in modo maniacale e in perfetta mise en place: i piatti in ceramica bianca, i calici di cristallo, i tovaglioli in cotone arancione, le posate dorate e foglie secche, zucche e candele varie come centrotavola. Il profumo che aleggiava nella stanza era quanto di più delizioso si potesse annusare e la cura dei dettagli era accogliente, calda e vivace. Gola era una donna che teneva molto ai piccoli particolari e si cibava dei complimenti di tutti i suoi commensali, sia per le squisite pietanze preparate con amore che per la passione con cui faceva sentire a proprio agio tutti coloro che ospitava. Ancora non era arrivato nessuno dei suoi ospiti, così si specchiò velocemente nella lunga vetrina in cucina e stirò con le mani la gonna; la sua pelle chiara al tatto era vellutata come la buccia di una pesca, il suo caschetto di capelli color carota le incorniciava il viso tondo e gli occhi marroni avevano il taglio a mandorla. Indossò il grembiulino in tema autunnale – aveva organizzato una cena per l’arrivo dell’autunno e di certo non avrebbe tralasciato il men che minimo dettaglio – mentre il campanello del forno trillava forte: il profumo dei panini alla zucca appena sfornati inebriò la cucina, la sala da pranzo e soprattutto le narici di Gola che, nonostante fossero roventi, non riuscì a non assaggiarne uno. Se c’era qualcosa che non riusciva mai a saziare era la sua ingordigia e non solo in senso stretto; il suo mero abbandono ai piaceri della tavola era accompagnato dall’insaziabilità generale: non le bastava mai nulla, voleva sempre di più, “tutto e subito” era la sua filosofia. Gola era capace di trascorrere giornate intere a dedicarsi all’acquisto compulsivo di oggetti di arredo, vestiti, scarpe, borse, cibo, bevande… più riempiva la dispensa e gli armadi e più si sentiva appagata.

Era così anche nelle relazioni personali: più persone conosceva e meglio si sentiva, più gente partecipava alle sue cene e più si sentiva accettata e beneamata.
Bussò il citofono, Gola si pulì la bocca con un fazzolettino e si diresse spedita al portone; accolse con calore i suoi numerosi amici di volta in volta, invitandoli ad accomodarsi; poi strappò il vino e tra chiacchiere e risate rabboccava i calici con il vino rosso. Gola si sentì a suo agio circondata da tanta gente e la sua fame di notorietà e compagnia sembrò placarsi per qualche ora.

© Nicoletta Froechlich

© Rosa Ingenito