Le Illustrastorie

I quattro elementi: Fuoco 🔥

Camminava con il suo atteggiamento da snob, il mento all’insù e gli occhiali da sole neri che ricordavano gli occhi un gatto; sotto i suoi lucenti capelli lunghi color carbone, spiccava un giubbino di pelle bordeaux che aveva abbinato ad un pantalone aderentissimo nero e un paio di scarpe con tacco a spillo vertiginoso. La mega borsa, piena di cianfrusaglie, pendeva dal suo braccio destro e i suoi passi pesanti facevano ticchettare i tacchi sull’asfalto a cadenze regolari, come rintocchi di una campana. Si fermò ad un incrocio, in attesa che il semaforo diventasse verde, e si girò con disinvoltura verso una vetrina: aveva un aspetto affascinante e feroce allo stesso tempo; le persone la guardavano con ammirazione ma anche con timore e questa era sempre stata una caratteristica imprescindibile di Fuoco. Aveva sempre avuto la capacità di accattivare e intimorire gli altri, anche semplicemente lanciando uno sguardo o alzando un sopracciglio; era una donna di poche parole e, nonostante il suo aspetto austero, era molto tranquilla e a modo, quasi sempre gentile e benvoluta. ⠀
Fuoco attraversò la strada e si diresse verso il grattacielo che svettava sulla piazza principale: al suo ingresso all’interno dell’edificio, venne salutata con osservanza, ricambiò con un sorriso sghembo e si diresse ai piani alti. Il suo ufficio era interamente bianco e grigio e dava la sensazione di quiete dopo la tempesta; Fuoco lanciò la borsa sul divano, appese il giubbino all’appendiabiti e poso delicatamente gli occhiali da sole sulla scrivania, poi si mise alla poltrona e si girò a guardare l’immensità della città dalle grosse vetrate dietro di lei. Dopo poco, entrò la sua segreteria con aria mortificata e le lanciò una brutta notizia tra capo e collo: il viso di Fuoco si accaldò, le sue labbra si strinsero così forte da diventare una minuscola piccola ruga, la mano sinistra stretta a pugno e gli occhi neri divennero due tunnel senza fine, senza espressione apparente. Tirò un respiro molto profondo, come soltanto durante una lezione di yoga si poteva fare, e cercò di rivolgersi alla povera anima di fronte a lei con quanta più calma possibile…anche se calma non lo era affatto. Fuoco era così: quando si arrabbiava cacciava un’energia negativa dal centro del petto e ci voleva molto, davvero molto per riuscire a domarla. 

© Nicoletta Froechlich

© Rosa Ingenito